Cos’è il contenzioso sui cambiamenti climatici di cui ultimamente si sente parlare?
Il contenzioso sui cambiamenti climatici fa riferimento a tutte quelle azioni legali incentrate sulla responsabilità di governi, aziende per il mancato contributo al riscaldamento globale, ai danni ambientali o all’adattamento ai suoi effetti.
Legittimati a intraprendere tali cause sono singoli individui, organizzazioni ambientali, governi che hanno come obiettivo quello di chiedere i danni derivati dai cambiamenti climatici. Tali azioni possono essere intraprese a livello nazionale o internazionale, e si agganciano ad altre branche del diritto tra cui in primis i diritti umani, diritto civile, diritto ambientali ed infine i trattati internazionali.
Quali sono i principi giuridici che regolano il contenzioso climatico?
Tra i principi che regolano il contenzioso vi sono:
-Accordo di Parigi del 2015 che stabilisce al suo interno obiettivi per limitare il riscaldamento globale;
-Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ha l’obiettivo quello di raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze dannose per il clima;
-il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR), affinchè gli stati devono proteggere i cittadini dalle minacce che possono derivare dal cambiamento climatico.
Quali sono le tipologie di contenzioso sui cambiamenti climatici?
-Responsabilità del governo: tali cause possono essere intraprese per contestare l’azione o in caso contrario l’inazione da parte del governo sui cambiamenti climatici;
-Responsabilità di tipo aziendale: tali cause possono riguardano le aziende di combustibili fossili o altre industrie inquinanti e che per il loro ruolo può incedere sugli effetti del cambiamento climatico.
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Il contenzioso sul cambiamento climatico si interseca con i diritti umani in quanto il mutamento del clima ha influenze sul diritto alla vita e alla salute. Un esempio è dato dal caso Aotearoa New Zealand (1985), in cui la comunità Māori ha affermato con successo che la mancanza di capacità di uno stato di affrontare gli impatti del cambiamento climatico avrebbe comportato una violazione dei loro diritti indigeni alla terra, alla cultura e alla vita.
Attualmente le azioni legali caratterizzate da richieste di risarcimento per gli effetti del cambiamento climatico, stanno diventando sempre più frequenti. Ad esempio i querelanti possono chiedere i danni per le perdite causate da eventi meteorologici estremi che possono comportare un’interruzione dell’agricoltura o delle infrastrutture. Oppure possono riguardare specifici danni ambientali correlati al cambiamento climatico come la deforestazione o la distruzione degli ecosistemi.
Quali sono ad oggi le difficoltà di instaurare le controversie sui cambiamenti climatici?
In primis i querelanti trovano delle difficoltà nel dimostrare di essere legittimati ad avviare una causa, specie se si tratta di diritti ambientali astratti o che riguardano rischi futuri.
Altro problema è quello legato alla causalità. E’ necessario dimostrare una causalità diretta tra le emissioni specifiche, ad esempio da parte del governo o di un’azienda, e gli impatti climatici ad esempio inondazioni. La dimostrazione di tale causalità spesso è particolarmente complessa.
Secondo il rapporto dell’ONU in materia di giustizia climatica pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, afferma che attualmente sono più di 3.000 i contenziosi climatici, che interessano organi giudiziari, e che si trovano a dirimere cause aperte dai cittadini contro enti pubblici ed attività imprenditoriali.
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Tra i casi pratici vi è il Caso Urgenda. Tale causa era stata avviata da una fondazione privata Urgent Agenda, composta da 886 cittadini secondo i quali il governo olandese non aveva adottato politiche di riduzione delle emissioni di gas serra sufficienti a garantire la sicurezza e la protezione della popolazione.
La sentenza della Corte Distrettuale dell’Aja aveva allora affermato che gli obiettivi di riduzione delle emissioni serra erano insufficienti per poter garantire il successo delle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici.
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